Italia in bici: l’Eroica

Uscendo da Siena in direzione Sud mi lascio sulla sinistra la via Francigena, andando in cerca di un percorso suggerito da un amico.

Dopo 5 km trovo sulla destra le indicazioni per l’Eroica. Il nome è tutto una pretesa.

A posteriori trovo su www.eroicagaiole.it le origini di tale percorso: “nasce nel 1997 con l’intento di ricreare e diffondere le radici autentiche di uno sport straordinario (il ciclismo), con una grande anima popolare, per far riscoprire la bellezza della fatica ed il gusto dell’impresa. Il ciclismo eroico è quello capace di insegnare i bisogni veri, quelli legati al sacrificio che cerca i limiti del proprio fisico, quando sete, fame, stanchezza si fanno sentire con tutta la loro intensità.”

Ah, bene.

“Oggi l’Eroica è un esempio di valorizzazione del patrimonio ambientale, di stile di vita sostenibile, di ciclismo pulito che, guardando al passato, suggerisce il futuro.”

Imbocco l’Eroica in discesa, bucando l’aria tersa dopo una notte di temporale. Riemerge a tratti, dallo sterrato, il selciato dell’antica via Francigena. Attorno le colline a tuttotondo sfumano dal verde al blu al grigio fino a confondersi con il cielo.

Ci sono solo io sull’Eroica.

Fa freddo oggi, promette pioggia.

Attraverso le poche case di Radi e giungo al paese di Vescovado, la strada si fa asfaltata e mi porta ad un bivio. Sulla destra si erge Murlo e decido di deviare dal percorso per curiosare in quel piccolo borgo. Dalle case basse e dai balconi color grigio nuvoloso, fiori nei vasi, un gatto appisolato, desolato. Sede del museo etrusco di resti ritrovati nella zona.

Piccolissimo, carino Murlo, gioiello incontaminato dal turismo (è vero che è lunedì mattina).(consiglio la visita).

Riprendo l’Eroica per sali e scendi sterrati fino alla strada che mi porta a Bibbiano con una tosta salita e mi accorgo che nell’entusiasmo ho pedalato quasi tre ore consecutive ed ho una fame boia. 

Mi mangio il mio panino con capocollo e pecorino toscani.

Scendo in picchiata e risalgo per una maestosa via di cipressi. 

Ai lati un enorme campo da golf, mi sorpassano macchine con scritto “Security”. Trafelata arrivo a Castiglion del Bosco che scopro essersi trasformata da borgo agricolo a proprietà privata del tale Massimo Ferragano e porta il nome dell’omonimo vino tra i più rinomati nel mondo.

Continuo quindi la mia lunga ascesa per la sterrata nel bosco incrociando macchine lussuose che sfrecciano impavide.

È tutta curve e ripida salita quest’Eroica e nel bel mezzo del nulla ecco il temporale. Era probabile, d’altronde. 

Bene, così testo l’equipaggiamento. Mi sembra quasi siano granelli di ghiaccio quelli che cadono e rimbalzano sulla mia giacca.

Tuona, pure.

Mi distraggo con la pioggia, canto, gioisco.

Quando smette sbuca un’attimo il sole e brillano le piante verdi.

Poi nubi di nuovo m’accompagnano verso una Montalcino bagnata.

Ancora in salita.

Sono stanca, mi fa male il sedere, ma non sono arrivata. Mangio un gelato al volo ma non funziona abbastanza per tirarmi su il morale abbattuto dalla stanchezza. 

Ma è discesa da Montalcino fino a valle e rabbrividisco all’aria gelida.

Scarto l’ultimo pezzo di sentiero perché non ce la faccio più, saluto l’Eroica e la ringrazio perché nonostante la fatica (davvero tanta) e la pioggia è stata spettacolare.

Mi immetto sulla Via Cassia e guardo curiosa macchine ferme e fotografi professionali appostati. Allora mi fermo e mi guardo attorno, l’ultimo regalo della giornata: il vento che soffia le spighe di grano delle verdi colline. Le nuvole che scorrono veloci nel cielo nero.

Eh si, è proprio bello.

Arrivo, dopo 67 km e 1400 m di dislivello in salita a San Quirico d’Orcia. (se ci passi fermati!)

Da adesso in poi la mia bici si chiama l’Eroica.

Arrivo a San Quirico d’Orcia

S. Quirico d’Orcia

 

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