Ciclovia Adriatica | la Puglia in bicicletta

A seguire il racconto del nostro viaggio lungo la ciclovia Adriatica, attraversiamo la Puglia in bicicletta. Trovi anche il nostro video su YouTube Ciclovia Adriatica | Puglia e la traccia gpx su Komoot Traccia gpx Puglia
In Puglia contano i sapori. In un viaggio di un mese si va a risparmio, si risparmia sul dormire, sugli ingressi nei luoghi a pagamento, sul cibo. Ma non si può risparmiare sui sapori, soprattutto in Puglia.
Non si può non provare una burrata che si scioglie sulla lingua, una mozzarella di bufala che cola latte per le mani, la stracciatella! È il nostro benvenuto al caseificio dei pini, qualche pedalata fuori Manfredonia, con le bufale che pascolano lì davanti ai nostri occhi, più grandi dei cavalli.
Sorpresa: abbiamo un lunghissimo tratto di costa piana, piatta, non si vede un rilievo che sia uno, parrebbe quasi di essere in pianura padana. Se non fosse per il caldo secco, l’aria mite e il blu del mare, le case basse e i centri storici bianchi ed eleganti. In Pianura Padana abbiamo la nebbia, i condomini, la fretta, la folla. Qui la gente si vede raramente, va con calma, si disperde.
Ci scivolano via sotto le ruote le saline di Margherita di Savoia, le grandi spiagge di Barletta, il porto di Bisceglie, la basilica di Trani… E ancora, Molfetta, Giovinazzo e i loro piccoli centri storici, color panna, affacciati sul mare azzurro che anche solo così sono già un’opera d’arte.
Per entrare infine a Bari Vecchia attraverso i giardini di Isabella d’Aragona che ne fu duchessa e regalò splendore alla città.
Qui incontriamo il sapore della focaccia barese presa al panificio Fiore, di cui porteremo il rimpianto per tutto il resto del viaggio di averne acquistata solo un pezzo.
Arriviamo anche alla famosa Polignano a Mare, tappa imprescindibile e obiettivamente molto molto bella, sia per la cittadina a picco sul mare, sia per la cala dall’acqua di tutte le sfumature verde-blu. Ma dopo settimane di solitudine e natura non sono riuscita ad affollarmi tra la gente per fare il bagno.
Dove sta l’equilibrio fra usufruire ed abusare?
Come si può gestire l’eccessivo affollamento che come unico aspetto positivo porta economia ai locali?
Solcando l’Italia per lungo un paio di volte ho scoperto borghi e angoli naturali incontaminati dal turismo ma con tutto il potenziale delle altre mete di massa. Perché non creare una migliore distribuzione del turismo, valorizzando altri luoghi, alleggerendo le mete più frequentate e di conseguenza spalmando in modo più equo anche l’economia?
Dormiamo nei pressi di Cala Verde, poco sotto Monopoli. Durante la notte comincia a piovere e un temporale di lampi e tuoni sembra avvicinarsi dal mare. Che fare? Siamo in pericolo? Cerco di riordinare i pensieri e collegare le poche cose che so sui fulmini: acqua, alberi, materiale elettronico, pali della tenda, esposizione. Non mi sento sicura. Ci troviamo esposte, senza parafulmini intorno a noi, a pochi metri dalla spiaggia, con il suolo della tenda bagnato, un sacco di aggeggi elettronici e la paleria della tenda. Decidiamo di bussare ad un minivan a qualche metro da noi. Avevamo scambiato due parole prima di dormire. Chiediamo ospitalità e dormiamo sui sedili anteriori. Grazie a queste due anime meravigliose che ci hanno accolte bagnate alle 3 di notte.
Ci spostiamo, cambiamo punto di vista, l’entroterra pugliese. Siamo nella Valle d’Itria, distese sconfinate di ulivi, trulli, paesi bianchi. Strade di campagna desolate, pedalare è un piacere. Alberobello, ma esiste davvero un posto così? Locorotondo, Cisternino… Dolci colline ammorbidiscono il nostro viaggio. Ostuni, Mesagne, centri storici affascinanti, viuzze, piazze, ristoranti, turisti… Dico sempre bello, bello, bello, perchè l’Italia è bella! Estremamente bella!
E Lecce, finalmente! Famosa provincia del Salento, tanto acclamata da amici e parenti, soddisfa a pieno le aspettative. La pietra calcarea degli edifici del centro ha quel tono caldo che ci si aspetterebbe da una città del meridione. Il pasticciotto alla crema ed il caffè leccese hanno quel sapore così squisitamente tipico. Pedaliamo a caso fra le vie e scattiamo foto.
In un batter d’occhio siamo di nuovo in costa, il tempo ci è nemico e piove. La riserva naturale del WWF Le Cesine è tetra e tempestosa, la Grotta della Poesia una pozza scura con una lattina di coca cola che galleggia e qualche turista che ostenta noncurante un selfie.
Manca poco alla nostra meta. Pedaliamo con pigrizia. Io mi sento triste, non mi va di finire questo viaggio. Il cielo grigio rispecchia il mio umore mentre ci prepariamo a trascorrere la notte a Porto Badisco. Ci siamo quasi.
Infatti l’indomani siamo proprio qui, a pochi passi dal tacco d’Italia. Per l’occasione esce il sole, facciamo un bagno a Castro Marina e mangio un gelato enorme per colmare la mia nostalgia. Sbuchiamo sull’altro lato della costa a fine giornata, quando sull’Adriatico c’è già l’ombra, a Santa Maria di Leuca splende il sole.
Festeggiamo l’arrivo con una birra e un amico, guardando il tramonto. Fine.
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