Italia in bici: dalla Toscana al Lazio

“Buongiorno” mi dicono gli ultimi pellegrini che con lo zaino in spalla lasciano l’ostello.

Sono sempre l’ultima.

Ma d’altronde, che fretta ho?

Preparo me stessa, i bagagli, la colazione e si parte in un altro giorno grigio toscano.

Uliveti

Mi lascio alle spalle S. Quirico d’Orcia, paesino di origine etrusca che deve la sua storica importanza alla strategica collocazione sulla via Francigena: un borgo carino e poco turistico. (ti consiglio di fermarti se sei di passaggio)

Pedalo in salita su strada bianca.

Un cartello informativo mi racconta la storia: 

“Siamo nella Val d’Orcia, territorio che merita di essere assaporato con l’attenzione che si deve alle cose di straordinaria bellezza, seguendo i ritmi della sua campagna, attraversandone le vigne, gli olivi, il grano che lo dipinge con i colori delle stagioni. Il sistema di sentieri che si è organizzato consente, a chi vuole godere in pieno di questa bellezza, di scoprirne i dettagli che sono fatti di odori, scorci di paesaggi, emozioni che solo un viaggiar lento, a contatto con la natura, può offrire.”

Cara Val d’Orcia, ti prometto che tornerò e ti dedicherò l’attenzione che si deve a quelle cose di straordinaria bellezza.

Vignoni Alto

Giungo a Vignoni Alto, la cui meraviglia è nascosta dalla popolarità dei Bagni Vignoni: le terme. Ma Vignoni Alto è un borgo che merita un’apposita visita: piccolo, anzi piccolissimo, che mi ricorda Murlo di ieri. C’è una vista spettacolare ed un gatto coccoloso che si mette in posa per le foto.

A Bagno Vignoni le terme son private. Al posto della piazza una piscina dall’acqua tiepida: vietato bagnarsi.

Sotto il paese, dicono, le terme pubbliche, non tanto calde non chissà che. Io non le vedo e tiro dritto per la mia via. 

Mi perdo e capito sulla Francigena pedonale che spesso, quando non coincide con la ciclabile, è molto più bella. Ho fortuna perché la strada è fattibile e sotto la pioggia scorrono le colline. Pedalo sulla cresta, la vista tutt’intorno, mi sento grande ed anche piccina. Ginestre, campi di spighe verdi, vento.

Devio per le terme di San Filippo e mi ci fermo a fare il bagno dopo averle esplorate. L’acqua scende da cascate di pietra bianca, creando piscine in diversi tratti del fiume che vi scorre sotto. L’ombra del bosco le rende selvagge, nonostante ci troviamo a pochi metri sotto la strada.

C’è gente anche se è ora di pranzo di un martedì di maggio. Merita assolutamente la visita.

È tutta salita fino a Radicofani che mi appare fra la nebbia e la pioggia come un miraggio, ce l’ho fatta!

Dopo una doccia: un bicchiere di vino, mentre leggo sul muro: “Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere”.

(Se sei di passaggio, fermati a fare due passi per questo paesino arroccato!)

 

Radicofani è gelida, avvolta nella nebbia. Mi sveglio ed i vestiti che ho lavato son più bagnati di ieri. Siamo a 800m e non credo superiamo i 10 gradi.

Mentre asciugo i panni col phon entra una vecchia e mi guarda male scuotendo la testa, allora raccolgo le cose e parto in discesa godendo della temperatura che s’alza andando verso valle.

Corro sul crine del colle. Attorniata da montagne che man mano si scrollano dal grigiore e si mostrano nella loro maestosità. 

Incontro pellegrini, pecore e ginestre.

Giungo a Ponte del Rigo e inforco la via che mi porta a Proceno:

Sono nel Lazio.

Mucche e cavalli e la Rocca di Radicofani alle mie spalle in lontananza.

Proceno mi piace nell’istante in cui varco la porta. (Da andarci!)

Case incastrate l’una nell’altra, circostante vegetazione rigogliosa di varie specie, scorci suggestivi. 

Offerta alla Madonna o mercato ortofrutticolo?

I borghi hanno gradualmente perso quei toni caldi di Colle Alto, Gambassi Terme, San Gimignano e Murlo via via andando verso sud. Mischiandosi le pietre a mattoni, intonaci e meno cura.

Incomincia a piovere ed imbocco un sentiero nel bosco piuttosto fangoso. Porto la bici a mano dentro un tunnel alberato su terreno sdrucciolevole. Visibili le impronte di animali. Altro che impronte, un parco giochi per cinghiali!

Esco infine sulla strada, stranita di non aver incontrato bestie, chiedo conferma al ragazzo che vende frutta all’incrocio e: “Si! Uuuu… tantissimi cinghiali caprioli lupi! C’è la riserva qui di Monte Rufeno”.

Acquapendente non si lascia fotografare, m’accoglie sotto la pioggia. 

Si veste d’intonaco da cittadina, senza la cura che si deve ad una gentil signora. 

Se ci passassi un’altra volta, mi fermerei a sbirciare.

Pensavo avrebbe smesso di piovere, invece mi becco 20 chilometri di acquazzone fino Bolsena. 

E penso: “Hai voluto la bici? Pedala!”

A Bolsena mi apre le porte del convento una suora che si preoccupa davvero tanto per me con un amore ed una cura pure e genuine che mi rialzano l’umore al livello top. M’accarezza e mi da due baci e mi augura un bel cammino della vita.

Poi mi porta due sandali da suora del mio numero perché le mi scarpe sono zuppe. Sorella, posso adottarti come nonna?

E piove e piove e piove e solo al tramonto una tregua. Corro a vedere l’acqua del Lago ed il borgo alto di Bolsena: con l’illuminazione è una poesia.

Devi andarci assolutamente.

Poi fermati anche da Lolla a mangiare un gelato. Buono come quelli che trovi poche volte.

Lago di Bolsena

Borgo Alto di Bolsena

Leave A Comment

Scopri altre avventure

Tag