Italia in bici: da Roma a Castelvolturno

Partiamo da Roma. Precisamente dal Circo Massimo per imboccare la Via Appia Antica. Dopo tre giorni in città mi sento frizzante: quell’emozione di essere di nuovo sulla strada.

Pioviggina, ma noi siamo raggianti. 

Ah aspetta, non lo sapevate, adesso siamo in tre. Ho una buona compagnia: Marco e Victor, chi per accordi e chi un po’ per caso!

La Via Appia Antica è molto bella, a tratti difficile da percorrere per l’antico basolato Romano. Sorpassiamo diverse rovine ed arriviamo ai piedi dei Castelli Romani.

Qui Marco e Victor affrontano la loro prima morbida salita per Castel Gandolfo lasciandomi, tra l’altro, piuttosto addietro mentre io pedalo lentamente con la marcia più morbida che l’Eroica (la mia bicicletta) mi permette.

Castel Gandolfo ha un’ottima vista sul Lago di Albano: lago di origine vulcanica, con delle pareti scoscese e verdeggianti. Vale la pena fermarsi a bere un caffè o mangiare un boccone con vista dall’alto. Dev’essere bello anche nuotarci, nel lago, purtroppo il cielo nuvoloso non ce lo permette.

Per la città di Albano passiamo velocemente, è grandicella e viva, dall’alto spiamo il parco Villa Doria Pamphili: una lunga fila di pini marittimi.

Ariccia è famosa per la porchetta, sotto la solita pioggia che va e viene ne compriamo mezzo chilo.

È un paese piccolo, si percorre, volendo, con un breve circolo che passa per una terrazza panoramica che da sulla valle e riporta alla imponente chiesa sulla strada, tra case fatiscenti. Anche qui consiglio di fare due passi e soprattutto di mangiare la porchetta!

A Genzano compriamo il pane senza deviare dalla strada principale e giungiamo a Lanuvio che è minuscolo ma assai carino.

Marco e Victor puntano velocemente alla meta, lasciandosi alle spalle paesini da curiosare. Ma lo capisco, è il loro primo giorno da cicloturisti… Li convertirò in breve tempo :)

Scendiamo dritti senza intoppi alla costa che diventerà la nostra quarta compagna di viaggio fino in Sicilia e giungiamo a Nettuno che speriamo ci sia favorevole per questi numerosi giorni di mare.

Pensavamo di campeggiare dopo Nettuno presso la Torre Astura. Ma è impossibile. È tutta zona militare per chilometri e chilometri e chilometri. Ed è davvero frustrante vedere sul satellite di google una lunga striscia di costa boscosa ed avere in testa di passarci la notte, per poi trovarla recintata e totalmente desolata e abbandonata a se stessa. Zona militare. Ma perché? Maledetti.

Dormiamo sulla prima spiaggia libera. Alla foce verde. Dopo un bagno ed un panino con porchetta, pecorino e melanzane.

Foce Verde non è un granché però l’acqua pulita e fresca ci carica per ripartire in questa mattina soleggiata.

Direzione: Monte Circeo che si staglia all’orizzonte. 

Pedalando tra spiaggia ed entroterra passiamo per Sabaudia: si da il caso che sia il giorno del mercato e incappiamo in una bancarella di vestiti da ciclismo usati. Io mi provo varie magliette e, guardandomi allo specchio, mi sento proprio professionale. Alla fine ne prendo una blu sintetica, classica, della decathlon, mentre Marco nell’indecisione se ne compra tre… io lo avviso: “Guarda che piccola cosa più piccola cosa fa peso!!”

Il Monte Circeo visto dal lago di Sabaudia

Dalla città si attraversa il Lago e si pedala lungo una spiaggia selvaggia, dalle dune verdi ed il mare rombante poco più in basso. Il Circeo è sempre più vicino e in men che non si dica arriviamo alla città di San felice Circeo. 

Vi suona familiare vero? Ebbene si, è proprio qui che sbarcò Ulisse: «… Ecco, ed all’isola Eèa giungemmo, ove Circe abitava, Circe dai riccioli belli, la diva possente canora, ch’era sorella d’Eèta, signore di mente feroce. »

Compriamo e pranziamo pane e companatico: una giusta energia per salire al Borgo Alto che è davvero bello: pulito, curato con terrazza su vista mare.

E scendiamo costeggiando il promontorio fino al faro: leghiamo fiduciosi le bici con le nostre borse e ci avviamo giù alla costa rocciosa: bagno in una bellissima pozza azzurra.

Poi risaliamo faticosamente e si pedala dritti e veloci fino al lago San Puoto. Qui è difficile montare la tenda: la riva è costeggiata dalla strada ed abitata da piante e bambù. Fortunatamente i ragazzi dello Sci Nautico ci fanno campeggiare presso la loro struttura e davvero meglio di così non ci poteva andare: bagno nel lago (con un po’ di schifo per le alghe), doccia calda con bagno, cena di couscous su tavolo con sedie, prese elettriche per caricare gli aggeggi telefonici. Wow, grazie! Ah, dimenticavo… tramonto da panico.

È mattina: bellissima giornata di sole. Giungiamo a Sperlonga “uno dei borghi più belli d’Italia” Confermo. È imperdibile. A non avere la bici avrei girato tutti i suoi bianchi vicoli di scorci suggestivi.

Nella strada per Gaeta attraversiamo alcune gallerie. Marco e Victor sono stati sfortunati: una ruota bucata ciascuno! Io mi salvo, invece, ma d’altronde il mio turno c’è già stato!

Arriviamo a Gaeta sbirciando sulle spiaggia giù da basso, che splendore. Peccato che con le bici non siano raggiungibili. Siamo sempre titubanti… legarle su con tutte le borse, rischiare e scendere a farsi un bagno al paradiso? Meglio di no, per ora sono la nostra casa.

Prendiamo un vicolo del centro storico e andiamo a mangiare la famosa Tiella da Giordano.

La tiella ai calamari è squisita!

Sul promontorio c’è da guardare con cura Gaeta Antica: riserva dettagli particolari ed interessanti. Noi andiamo in su per raggiungerne la vetta: troviamo nel percorso uno strano edificio costruito nella roccia: stanze, tunnel, corridoi, finestre, buio silenzioso e di ragnatele. Io me la faccio un po’ sotto, lo ammetto e non ho il coraggio di andare a fondo. Ma nemmeno Marco e Victor s’avventurano tanto più in là, con la scusa di aver lasciato le bici in strada, usciamo e chiediamo ai primi passanti: era un deposito di munizioni della seconda guerra mondiale.

Tra la città, le calette ed il promontorio questa zona è degna di un’accurata visita.

Siamo in ritardo, Marta, una cara amica ci aspetta ospiti a Mondragone così pedaliamo 45 km senza fiatare. Io sudo e m’innervosisco. Questi uomini pedalano troppo forte, nonostante io abbia 15 giorni d’allenamento in più sulle spalle.

La compagnia è bella, ma non sempre facile. Faccio difficoltà a scendere a compromessi.

Altrettanto penso per la solitudine.

Marta ci accoglie letteralmente a braccia aperte. Che bello rivedersi!

One Comment

  1. Pappo 31 Maggio 2018 at 21:53 - Reply

    Non mi aspettavo così tanti laghi, in Italia.
    Certo, per poter scendere a fare il bagno al mare senza il patè d’animo di non ritrovare le bici, ci vorrebbe un posto dove lasciarle al sicuro.
    50 anni fa erano frequenti i depositi a pagamento, soprattutto vicino alle stazioni ferroviarie. Con 100 lire lasciavi in custodia la bici per tutto il giorno.
    Oggi esisteranno depositi virtuali …

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