Italia in bici: Napoli, Sorrento, Costiera Amalfitana, Salerno

Ode alla tenda

Dormo al tramonto, mi sveglio all’alba

Distesa sulla Terra

M’affaccio, finestra sul cielo

E minima casa

Metto fuori la testa dalla tenda: alba

Siamo pronti per partire, chiamiamo Michele: è in fondo nei suoi campi a lavorare. Ma quanto lavora? L’orto, gli animali e il Lido da sistemare per l’estate…

“Peccato che siete rimasti solo una notte” ci dice nel suo stretto dialetto mondragonese (di cui ho capito pochetto). “Buon viaggio ragazzi”

Ci avviamo carichi di questa calda ospitalità verso Napoli.

La strada di Castelvolturno è terribile. Buche, dossi e prostitute per tutti i gusti. Ed è infinitamente lunga, calda, sporca e smoggosa.

Aumenta il traffico avvicinandosi a Napoli e non c’è proprio nulla di bello durante il percorso, non si vede lontano, c’è foschia.

Arrivati in città la situazione è difficile. Il traffico insostenibile, si strombazza di continuo: clacson per superare, clacson per girare, clacson per avvisare, per salutare, per lamentarsi, per caso… 

È Napoli!

Ci troviamo senza alloggio, avevamo chiesto ad amici, amici di amici, conoscenti, couchsurfing… ma niente, tre persone con tre bici non sono ospiti facili!

Domandiamo ad un negoziante: “C’è una piazza qui vicino per potersi riposare e sedere un attimo?”

“Qui è meglio che non vi fermate perché la gente non vi conosce”

Mmm.. va bene. Scoraggiati, non ci resta che mangiare una pizza fritta, una sfogliatella, una frittatina e pedalare verso Sud, fuori dalla città.

Il caos ci abbandona solo a Ercolano dove diamo un’occhiata alle rovine.

Pedaliamo senza sosta in cerca di una spiaggia o del verde per dormire… Ma la zona è abitata fino a Castellammare di Stabia la cui spiaggia d’istinto non ci piace. Siamo stanchi, abbiamo pedalato tanto, sta diventando buio. Chiediamo ospitalità ad una parrocchia, ma il parroco non c’è e bisogna aspettarlo 10 minuti. Ma quanti sono per loro 10 minuti?

Decidiamo di proseguire ed entriamo nel Parco Regionale dei Monti Lattari, nella penisola sorrentina. Le spiagge sono private e lussuose. Finché non arriviamo a Vico Equense e scendiamo giù: c’è una spiaggia libera.

Chiediamo al guardiano come stanno le cose qui, per riposare stanotte, è possibile?

Pasquale è gentilissimo: ci fa entrare nel suo lido e si preoccupa di farci sentire comodi e al sicuro.

Mentre mangiamo affamati scatolette di tonno, mais, fagioli e rimasugli di una festa del lido vicino, Pasquale sproloquia su quanto il Sud sia bello e soprattutto su quanto si mangi bene!

“Nemmeno li conoscete voi i datteri al Nord”

“I datteri? Certo che li conosciamo!”

“Ma li importate, non è che li avete”

“Perché qui invece avete i datteri?”

“Eh si, certo, li vanno a prendere di notte, spaccano gli scogli, si vendono a 25/30 euro al chilo!”

“Cosa? Ma col martellino?”

“Eh, col martelloune!!”

Questi datteri di mare ci mettono 30 anni per raggiungere 5 cm di lunghezza ed è proibita la pesca in Italia dal 1998 perché bisogna rompere gli scogli con il martello per recuperarli.

“Ma dove li vendono scusa?”

“Ovunque. Tu vai, li ordini al pescivendolo e loro di notte li vanno a prendere.”

Ma pensa te.

“Dovete sapere che pure l’acqua del mare qui, non è salata, è saporita!!”

In lontananza sentiamo i fuochi d’artificio, una costante serale da Castelvolturno in giù.

“Pasquale, ma perché ci sono i botti tutte le sere?”

“Noi al Sud abbiamo voglia di vivere: battesimi, fuochi d’artificio, matrimoni, botti, feste…”

Luna piena, buonanotte

Altra Alba, buongiorno

Appena mi sveglio scrivo a Sharon, un’amica di Sorrento e ci accordiamo per trovarci a bere un caffè. Che abbiano inizio le salite e le discese!

La strada è trafficatissima, piuttosto stressante, il sole picchia abbastanza, ma in men che non si dica siamo al bar a fare due chiacchiere con Sharon. È un piacere rivedersi e raccontarsi come si sta; riceviamo degli ottimi consigli e soprattutto il numero di telefono di una gentilissima signora, Sara, disposta a custodirci le bici a Termini, cosicché possiamo scendere a piedi a punta Campanella, l’estrema punta della penisola. La salita è bella tosta per arrivare da Sara che ci offre subito un bicchiere d’acqua fresca. 

Ma la pigrizia ha la meglio sui 45 minuti di cammino per Punta Campanella e deviamo per una spiaggia meravigliosa: Cala di Mitigliano.

Cala Mitigliano dall’alto

Prima di ripartire beviamo una granita al limone squisita che ci da la forza per l’ultima salita fino a Sant’Agata sui due Golfi per poi buttarci a capofitto per una lunghissima ed estasiante discesa che porta a Positano.

C’è effettivamente un punto da cui si vedono i due lembi della penisola con i relativi mari. A nord Napoli, a sud la Costiera Amalfitana.

Segnalo perché mi è stata segnalata la spiaggia di Tordigliano, raggiungibile solamente a piedi e perfetta per campeggiare. (Poco prima di Positano).

A Positano entriamo in un altro mondo: le case sono bianche, addobbate di fiori, i turisti gironzolano per i vicoli, mangiano al ristorante pesce con la vista al mare, si accendono le lucine, la folla parla, ride, i musicisti suonano “Nel blu dipinto di blu”.

Cala il sole e noi con fatica facciamo gli ultimi sforzi per scendere e risalire scalini con la bici sulle spalle e giungere ad una spiaggia libera, l’ultima in fondo.

Io sono stanca, nervosa, triste. Ho ricevuto un’email che aspettavo con speranza: non mi hanno presa nella scuola dove avevo fatto richiesta per diventare Guida di Natura in Finlandia. In più ho un problema alla fotocamera del telefono.

E domani compio 23 anni e, mio dio, che veloce passa il tempo.

Così mi prendo un cornetto classico Algida e una barretta di cioccolato, rubo la doccia al lido e vado a nanna.

Ma la notte non mi riserva quiete: quattro ragazzetti arrivano a far bisboccia a tre metri dalle nostre tende. Dei fastidiosi insettini mi pungono tutto il corpo e fa caldo.

Alle 5.40 iniziano a cantare, se così si può dire, un paio di galli a squarciagola.

Oh là, buongiorno e tanti auguri!

Così riparte la mia giornata, lenta e assonnata. 

Ma una bella chiamata di un’amica mi rialza l’umore, c’è un sole meraviglioso, siamo sulla Costiera Amalfitana!

Facendo due chiacchiere con dei lavoratori scopriamo che c’è un tunnel strategico che dalla spiaggia di Positano riporta alla strada, evitandoci lo strazio di una quantità spropositata di gradini. E mi aggiunge anche una gran chicca, altro che al Nord: “Qui avimm o’ mar, a’ pizzà e a’ sfogliatèll”.

Ci fermiamo a esplorare il Vallone del Porto, un’oasi protetta dal WWF. Parcheggiamo le bici nel bosco, appoggiate ad una colonnetta che sorregge una cassetta della posta.

Camminiamo per il sentiero, perdendolo ben presto ed addentrandoci lungo il letto del fiume. Mi mancava la montagna e la foresta. Mi sento carica di energie ed i pensieri tristi sono già lontani, ah la bellezza del viaggio! La bellezza della natura!

 

Arriviamo ad una casetta. Ci avevano avvisati che ci viveva un eremita! 

Indecisi sul da farsi e curiosi di spiare ci arrampichiamo cercando di vedere qualcosa. Scorgiamo solo quello che scopriremo essere il sedere di un’anatra muta.

Improvvisamente una moltitudine di cani comincia ad abbaiare. Sono tanti, davvero.

Marco scorge il cancello: “È chiuso, dai venite, c’è un sentiero” dice con espressione sorpreso-spaventata.

Ritroviamo quindi il percorso perduto e lo imbocchiamo per tornare indietro, mentre vediamo dietro al cancello, in lontananza, un ragazzo o una ragazza che ci fissa. Non vogliamo disturbare l’eremita. Sarà eremita per qualche ragione, no?

E camminiamo velocemente verso giù.

Poco dopo mi accorgo che siamo seguiti: è Gianni, l’eremita. Bizzarro, con due rasta che gli scendono dalla barba, gli occhi truccati e i tatuaggi sul viso.

“Cerco di stare calmo…” dice “cosa ci fate qui?”

Gli spieghiamo che stavamo solo esplorando, che siamo ciclisti, e che abbiamo perso il sentiero e siam saliti per il torrente. Gianni si ammorbidisce subito e ci racconta che “qui ci entrano i barbari, non c’è rispetto per l’ambiente, io vivo nel Vallone da mezzo secolo, capite, senza elettricità, poi la gente mi viene a disturbare, io non so…”

Ha 15 cani lì su, solo pochi adesso, prima erano 35;  Joanna, la compagna, l’orto, le galline. Ed è la prima volta che gli succede che qualcuno utilizzi la sua cassetta della posta come parcheggio per la bici. Chiacchieriamo allegramente e risponde alle nostre curiose domande mentre ci scorta fuori al Vallone del Porto, o diciamo pure fino fuori “casa sua”.

Marco e l’eremita Gianni. Avevo paura che mi beccasse con la tecnologia in mano e mi linciasse!

Mentre stiamo lì a sistemare le bici conosciamo il vicino (ma lontano) di Gianni, 100 metri in linea d’aria, 20 km a piedi. Un ragazzotto di origini padovane che carica una carrucola di cibo per mandarla su a casa sua in cima alla montagna. Ha una moglie e dei bambini e una bellissima associazione: La Selva.

Gente strana, gente genuina, gente gentile.

Da qui in poi pedaliamo ininterrottamente sotto il sole per la Costiera. Sali e scendi, sali e scendi. Che paesaggio spettacolare. E dopo un breve bagno ad Erchie (non tanto bella ma raggiungibile in bici) arriviamo a Salerno,ospiti di Mina e Gigino, nostri amici.

2 Comments

  1. Ansia Nota 7 Giugno 2018 at 21:01 - Reply

    Belllla a tutte/i!! ??????
    La compagnia dei 3: Marco, Melanie e Victor scovano Ultimi nel loro girovagare….!!!???⛄️
    Saranno, costoro, pronti per un riscatto??? ????
    Segnalo:
    http://www.cineforum.it/recensione/La-Truffa-dei-Logan
    Soprattutto, ovviamente, il film …!!
    A. N.?⚙?

  2. Anzia Notto 7 Giugno 2018 at 9:21 - Reply

    Molto ricco questo articolo.
    Tra gestori di spiagge ed eremiti, gente variopinta!
    A. N.

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