Italia in bici: il Cilento

Salerno: di nuovo ospiti da Mina e Gigino: mi sveglio presto, sono le 6, vorrei dormire ma pensieri mi frullano nella testa, ho caldo, mi alzo, devo andare in bagno.

Trovo Gigino in cucina: “Buongiorno! Sei un mattutino eh?”

“Mi sono pure svegliato tardi oggi. Vado a prenderti un cornetto, ti va?”

“Ma no, dai lascia stare, figurati”

“Lo mangi volentieri o no un cornetto?”

“Bè, si, lo mangio volentieri!” Sorrido.

Si riparte per una breve tratta, direzione Paestum: un sito archeologico che vale la pena visitare. Tre templi greci in ottime condizioni si ergono su sfondo tramonto.

 

Grazie ad una dritta di Mina andiamo a dormire nella pineta, nell’oasi di Legambiente.

Stiamo per piantare la tenda, quando intravediamo una ragazza, bionda, magra, piedi scalzi, pelle scura bruciata dal sole.

Ci fissa da lontano, immobile.

“Vieni, vieni” le dico.

E non si muove.

Allora le faccio un gesto con la mano, magari non è italiana.

S’avvicina senza proferire parola e m’arriva con degli occhi enormi così vicino da spaventarmi. Non so se sia pazza o terrorizzata.

“Italiano?”

Scuote la testa.

“English?”

Niente.

“Francais!”

Peccato. Non lo parlo il francese. Aspetta, ma Victor si!

Che ci fa qui? 

Risponde vaga. Sta, circa da un anno. È stanca di viaggiare. È sola. Ma prima non lo era. 

Chiede di noi poi si guarda attorno, gira dietro la casa, ritorna e apre una maglia che  teneva a saccoccia, prende un barattolo da una scansia di legno e ci svuota dentro ciò che la maglia conteneva.

“Monetine, stiamo attenti se è mendicante, che non ci derubi” dice Marco.

“Ma va, sono conchiglie!” 

“Come ti chiami?” le chiediamo, mentre ci sediamo al tavolo per mangiare.

“Non lo so” risponde

“E come vuoi che ti chiamiamo?”

“Come volete”

Cuciniamo il couscous e tagliamo le verdure. Lei si siede con noi, un’ombra silenziosa, una presenza di cui ci si dimentica, nell’angolo buio.

“Se spegnete le luci vi abituate e ci vedete lo stesso” dice, indicando le nostre lucine da testa. “Sembrate degli archeologi” ride.

Victor contesta e le fa un gioco. Le mette davanti una scatoletta di tonno ed un posacenere e le chiede qual è la differenza.

“Facilissimo” dice afferrando uno dei due “Questo è un nastro adesivo!”

A posto.

Sta sola perché non le piace la società.

Le offriamo da mangiare, ma non vuole nulla.

Mentre racconto un aneddoto a Marco, sento che chiede a Victor di tradurle cosa sto dicendo. Ci fa compagnia tutta la sera e riusciamo a ridere e capirci un pochino anche se le luci artificiali proprio non le vanno giù.

Mentre i ragazzi sono a lavare i piatti lei mi chiede in italiano:

“Tu stai bene?”

“Si e tu?”

Bene, insomma, qualcosa, mi dice in francese. Accidenti che non lo parlo! Mi si spezza il cuore, piccola creatura. Prima di andare a dormire mi da un bacio: “Buon viaggio”. Ed io non riesco a dormire perché forse ha bisogno d’aiuto e io non sono capace.

All’indomani ci svegliamo e facciamo il bagno nelle bellissime acque terse e calde della costa di Paestum.

Oasi di Legambiente

Un volontario di Legambiente ci saluta regalandoci una chicca: “Il cuore del Sud è dare il cuore. Però se possono fregarti ti fregano.”

Oggi proprio non è la mia giornata. La salita non la reggo. Ho un male cane alla schiena e alle gambe e vorrei solo piangere e urlare. Fa caldissimo.

Siamo nel Cilento, c’aspettano solo montagne.

Il buon umore mi ritorna in discesa, scorrono uliveti, fiori viola e fichi d’india.

Visitiamo Roscigno Vecchia, la città che cammina, un vero gioiello.

É un paesino fantasma. Crollato a pezzi per colpa del terreno argilloso. Acqua: la sua fortuna e la sua sfortuna.

Capra che cammina sopra i tetti di Roscigno Vecchia

Ci sediamo sotto il grande platano della piazza, che pace, che verde, che bello.

Sorgente di acqua fresca.

E lui: un vecchio barbuto seduto a fumare la pipa.

“Come ti chiami?”

“Io non mi chiamo. Sono unico libero abusivo e speciale”

Vedi un po’, due senza nome nell’arco di due giorni.

Che personaggio, lo lasciamo monologare mezz’ora mentre merendiamo seduti al tavolo con lui.

Ci racconta delle sue comparse nei film, come guardiano di Roscigno Vecchia, come ultimo abitante. La cosa curiosa è che c’è venuto ad abitare dopo che era stata abbandonata. 

Ci racconta del turismo, come non sia curato nel Cilento: “Beni culturali ce ne sono, cultura no”

Sorgenti del Sammaro viste dall’alto

Dormiamo sotto Roscigno alle Sorgenti del Sammaro, siamo soli in un posto che lascia senza parole, dove le forze della natura si percepiscono al solo guardare, al profondo ascoltare, al morbido immergersi.

L’acqua è gelida, il fuoco c’accompagna la cena, prima notte nella foresta, le lucciole, i rumori.

 

Oggi meta Felitto per un bagno nelle Gole del Calore, la visita al ponte medievale ed il fusillo col sugo.

Felitto è un altro borgo da incanto del Cilento. Arroccato sulla montagna ripida che ti chiedi come gli è venuto in mente di costruirci lì.

Ci perdiamo nelle viuzze, gente fuori di casa ci guarda, gatti magri, piante e fiori. Una Chiesa dagli archi di forme geometriche diverse.

Mangiamo da Raffaele i famosi fusilli di Felitto. Che sono delle specie di bucatini, con un sugo rosso all’agnello (senza agnello). 

Ci facciamo il bagno alle Gole del Calore. Meriterebbero un’accurata visita. Per arrivare al famoso ponte medievale ci vuole un’ora e mezzo di cammino. I sentieri ci sono ma manca la voglia, pigri ci rilassiamo sul prato prima di ripartire in direzione Laurino.

Consiglio un pomeriggio intero per la visita alle Gole del Calore.

È il 2 giugno ed è tutto chiuso, non c’avevamo pensato. Arriviamo ai piedi di Laurino alle 19.45 e troviamo un gentile signore che ci fa riempire le borracce d’acqua. Fra una chiacchiera e l’altra, Giovanni, ci regala del pane casereccio e del formaggio caprino delle sue capre “senza additivi, non come quello che fanno in fabbrica!”

La sveglia è umidissima, la più umida finora. Appendiamo le tende ad asciugare mentre ci ricarichiamo con crackers e nutella di sottomarca. Oggi una grande sfida: un’alta montagna da 1200 metri da valicare, dall’altra parte ci aspetta Rofrano e la Forra dell’Emmisi.

Sarebbe anche fattibile, se non fosse per la stretta e ripida strada che sale su dritta senza neanche un tornante.

A rincuorarci un bosco fitto, ombra, gli uccellini che cantano, le rocce imponenti delle montagne circostanti ed una radura fiorita in vetta con una sorgente di acqua fresca. Ce l’abbiamo fatta… che soddisfazione!

In cielo, vola un falco.

Scendiamo a Rofrano fra ginestre, bisce e caldo, i vecchi seduti al bar e la gente che passeggia: è domenica. Il paesino è carino e siamo fortunati che un alimentari è aperto. Compriamo il pranzo e andiamo a farci il bagno alla Forra dell’Emmisi: siamo nel parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Una gola stretta esplorabile via fiume, l’acqua fredda, ed esserci soli, lì in mezzo, a sentire tutta la natura.

Gli insetti in superficie, i girini nell’acqua, le rocce come tanti piani sovrapposti.

Dopo l’ultima salita, che io faccio in un camioncino della frutta a causa di un attacco di mal di pancia, c’è una lunga, adrenalinica, discesa.

Attraverso un’alta gola sfociamo al mare, nei pressi di Palinuro e andiamo in cerca delle grotte a sud della spiaggia della Marinella.

Un luogo imperdibile.

Qui passiamo la notte, esausti.

2 Comments

  1. Anzia Notto 12 Giugno 2018 at 22:49 - Reply

    Molto bello questo lungo pezzo.
    A N

    • Melanie Chilesotti 17 Giugno 2018 at 12:46 - Reply

      Grazie mille Anzia Notto!

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