Sicilia in bici: Catania, Siracusa, Necropoli di Pantalica, Laghetti di Cavagrande

In traghetto tra Calabria e Sicilia

Dopo un mese abbondante in sella alla bicicletta, sbarco finalmente in Sicilia.

Il traghetto da Villa San Giovanni a Messina costa 2,50 per i pedoni e 3,00 per pedone con bici. Economico, no? (Macchina 37,00 euro)

I primi giorni sull’isola sono parecchio difficili: il mio umore è nero, sono stanca, suscettibile, irritabile, antipatica. Ho bisogno di stare un po’ da sola e riposare.

Tra Messina e Catania la costa è totalmente abitata, lunghe spiagge basse libere, mentre sullo sfondo si staglia l’Etna.

Etna visto da Sud

La frutta, da queste parti, è abbondante e molto più economica che sulla penisola.

È un peccato che io sia così di malumore perché scartiamo diverse visite: Forza d’Agrò, paesino arroccato sulla montagna, Taormina, che aggiriamo, l’isola Bella che guardo da distante dormicchiando sui sassi, le gole dell’Alcantara.

Passiamo per la riserva di Fiumefreddo che siccome è domenica è chiusa (ma vi pare? Domenica e festivi chiusa la riserva!)

Foce di Fiumefreddo sulla spiaggia

Attraversiamo Acireale ed Acitrezza, il paese dei Malavoglia e di Polifemo!

A Catania ci riposiamo un giorno e mezzo che io dedico principalmente a passeggiare per i fatti miei e mangiare le prelibatezze siciliane. In soli tre giorni ho già una buona cultura di: arancini, arancini al forno, cannoli, granite con brioche, gelati, panino con la carne di cavallo, biscotti alla pasta di mandorle…

Una cosa che veramente non capisco è perché servano il cibo su una caterva di foglietti di carta che anziché pulirti la bocca, ti spalmano il sugo su tutta la faccia. Peggio delle salviette da bar.

Arancino che si distingue dagli altri per la bontà e per la presenza di un tovagliolo “normale”

Commento con un’amica di Catania la “chiusura dei porti” di Salvini, la quale mi dice: “Ma cosa vuoi, anche se Salvini chiude i porti, i migranti continueranno a sbarcare, perché la tratta è in mano alla mafia. La mafia li preleva e li spedisce nei campi di pomodori a lavorare a 3 euro all’ora.”

Sempre lei mi spiega la storia dei guardaparco in Sicilia, che è la regione d’Italia che ne vanta il numero più elevato: “è un lavoro stagionale, quindi 6 mesi lavorano e gli altri 6 stanno in disoccupazione. Lì ci entri se conosci qualcuno. Se così non è, gli aspiranti appiccano incendi dolosi prima piccoli e poi a crescere per fare in modo che la richiesta di guardaparco aumenti e ne vengano assunti di più.”

Visitare l’Etna senza spendere soldi risulta piuttosto complicato: da un certo punto in poi è possibile accedervi solo tramite escursioni guidate. “L’unico modo per andarci gratis è salirci di notte” suggerisce un’amica, guida escursionistica.

Pedaliamo in direzione di una Riserva Naturale: la Necropoli di Pantalica e la Valle dell’Anapo. Il sole picchia forte, l’aria è secca, il paesaggio arido, di fichi d’india e aranceti, di case abbandonate e cicale. 

Ci ritroviamo a scendere in un suggestivo canyon dove il vento caldo si mischia a quello freddo, correnti strane, ora da un lato, ora dall’altro.

Entriamo nella Riserva all’imbrunire e siccome è proibito accampare, ci infrattiamo fino a scomparire nella selva. Dormiamo come in un letto, immersi nel bosco.

All’indomani lasciamo nascoste le bici e perlustriamo la zona a piedi, scoprendo una bella pozza dove fare il bagno. 

Marco felice

Il fiume Anapo che scorre nel canyon è davvero splendido. Le pareti rocciose sono cosparse di buchi: la Necropoli di Pantalica, che testimonia l’epoca tra il XIII e l’VIII secolo a.C. quando le popolazioni originarie delle zone costiere trovarono rifugio dalle invasioni dei siculi e delle popolazioni italiche. La natura è incontaminata: canne di bambù, felci, grilli, oleandri, bisce, silenzio, uccelli. 

Col nostro mezzo raggiungiamo la ciclabile che risale la Valle e deviamo per Siracusa col vento in poppa: si vola!

Ortigia, isola di Siracusa, vale davvero la pena, è inevitabilmente turistica, è vero, ma così bianca, così pulita, chiassosa, eppure tranquilla, perdendosi nelle vie più distanti. Nella Chiesa di S. Lucia alla Badia si trova un Caravaggio. Lungo la strada numerosi artigiani fabbricano ed espongono la loro merce.

Al mercato ci mangiamo un’abbondante tagliere di cui segnalo in particolare la bontà e la caratteristica Tricotta nonché il suo convincente e divertente venditore: Borderi.

Avola è bassa, bianca e ventosa che con questo sole ci va anche bene. Come città non mi piace granché, ma è tappa della nostra indispensabile granita giornaliera. 

Dei bambini curiosi ci offrono lo “sbumbo” un frutto secco che aprono a sassate e che devo mangiare per cortesia “Con lo zucchero è più buono” mi dicono. Di primo impatto non è male, mentre l’amaro che lascia in bocca che è davvero terribile.

Pedaliamo con un forte vento contro per una lunga salita e noto come le piante allo stormire, producano suoni diversi. Giungiamo alla cima, siamo sul cocuzzolo di un profondo canyon: lì giù ci sono i Laghetti di Cavagrande, la nostra meta.

Sopra il canyon

Campeggio sopra Cavagrande

Ormai è tardi per scendere così cuciniamo e campeggiamo e all’indomani scendiamo presto e siamo i primi a raggiungere la valle tracciata dal fiume Cassibile: giardino dell’Eden.

No, è davvero incredibile.

Mille punti ai Laghetti di Cavagrande. Dopo un’oretta arrivano i turisti come formiche, così noi risaliamo, prepariamo la bici e ripartiamo.

Segnalo il bar da dove parte il sentiero per i Laghetti di Cavagrande che offre un bagno pubblico e la possibilità di farsi una doccia a 1 euro. (dopo la faticosa salita non è niente male)

Ah, quasi dimenticavo. Ufficialmente l’accesso ai Laghetti di Cavagrande è DIVIETO per pericolo di frana.

Tramonto da Ortigia

3 Comments

  1. Claudia 13 Agosto 2019 at 14:53 - Reply

    Ciao! Sto facendo il giro della Sicilia in bicicletta. Stasera sono a Siracusa e domani devo andare a Catania. Non sapevo che strada fare…penso proprio passerò per la valle del fiume Anapo , sembra molto bello ?

  2. Anzia 18 Giugno 2018 at 14:16 - Reply

    Ciao.
    Belle foto, davvero.
    Un pò triste la storia dei guardaparco, bella quella della necropoli di Pantalica.

    • Melanie Chilesotti 24 Giugno 2018 at 19:02 - Reply

      Grazie!

Leave A Comment

Scopri altre avventure

Tag