Sicilia in bici: Vendicari, Noto, Scicli, Modica, Ragusa, Gela
Pensate che noi a Vendicari non ci volevamo neanche andare… Ma ce l’hanno consigliata così tante persone che, alla fine, abbiamo ceduto… Ed eccoci qui.
La Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari è stata istituita nel 1984 per consentire la sosta e la nidificazione della fauna ed il restauro della vegetazione psammoalofila (adatta ed amante degli ambienti sabbiosi) e mediterranea. È presente un sistema umido grazie alle antiche saline allineate lungo la costa: numerose sono le specie di fauna acquatica e di vegetazione sommersa. Fitta macchia mediterranea ed importantissima area nevralgica nelle rotte migratorie e di svernamento di molte specie dell’avifauna.
Insomma, una figata. Andateci.

Al tramonto

Al mattino
Pedaliamo curiosi attraverso Noto, “Capitale del barocco” e Patrimonio dell’umanità dal 2002 insieme alle altre città tardo-barocche del Val di Noto. Più che la via principale ed i suoi tipici sapori venduti ai turisti non ha granché e consiglierei piuttosto le sue vicine: Scicli, Modica e Ragusa.

Saggio di danza a Noto
Prima di raggiungere Scicli, capitiamo a Rosolini, un paesino che di turistico non ha nulla e per questo ci affascina; molti anziani seduti fuori casa ci guardano incuriositi.
Facciamo tappa a Pozzallo per assaggiare (su consiglio di una locale) il gelato presso “l’Artigianale”, sul lungomare della cittadina. Che buono!!
Ma le energie per pedalare non sono mai sufficienti e, poco dopo, vengo beccata a rubare dei grossi fichi da una simpatica vecchietta che, anziché rimproverarmi invita Marco e me ad entrare nel suo giardino e farci una grassa scorpacciata di frutta direttamente dal suo albero.
La signora, tra una chiacchiera e l’altra, non esita ad offrirci i suoi fichi secchi nonché le sue mandorle Pizzute che apre battendole con un sasso davanti ai nostri occhi.
“Io la prima fioritura dei fichi non la mangio.” racconta “Li mangio ad agosto, quelli si che sono buoni, mielosi! Come la carruba, sempre ad agosto, che dai fiori ne scende il miele. Buonissimo il miele di carruba, costa un pochino, io alle mie amiche di Cremona gli ho regalato dei vasetti. E anche la salsa di pomodoro, a loro piace tantissimo. Compro i pomodori migliori e li cucino per poi imbottigliarli e tenerli al caldino sotto un telo al sole, così si sterilizzano da soli.”
“La conserva in vasetti?”
“No, no, ma quali vasetti, nelle bottiglie grandi!”
“Ma quando vuole farsi una pasta non è più comodo avere un vasetto piccolo?” chiede Marco.
Ride la signora, “Ah, io non mangio pasta col sugo, mangio sugo con la pasta!”
La signora ama la sua campagna ed ama la cucina “Ho il palato viziato” ci dice “Pensate che quando insegnavo Tecnica a Torino, ai ragazzi, dopo aver insegnato l’energia esterna, insegnavo quella interna, ovvero… l’alimentazione! Compravo chili di mandorle e facevo i biscotti per tutta la scuola! Pure i bidelli!” ridacchia.
Scicli è, nei miei ricordi, la prima città che raggiungo percorrendo tornanti in discesa, anziché in salita. Generalmente le città sorgono in alto e Scicli non era da meno, se non che fu distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita in basso in chiave barocca. È da esplorare in lungo e in largo e per gli amanti di Montalbano, via alla ricerca dei luoghi della serie televisiva!
Abbiamo trovato una tavola calda assai stuzzicante e ci siamo fermati a mangiare alcune prelibatezze: ricci di mandorle, mustaccioli (vin cotto e mandorle), testa di turco ricotta e salsiccia, testa di turco ricotta, cioccolato e caffè e nidi d’amore (mandorle e mela cotogna). Assai soddisfatta, ho comprato pure due tavolette di cioccolato di Modica e altri quattro biscotti da portare via!
Mamma mia Sicilia quanto sei buona!

Testa di turco
Mi guardo attorno, da queste parti si trovano principalmente alberi di mandorle, carrube, olive e fichi. Ci sono pure le mimose in fiore che scopro essere della specie Retinoides o “delle quattro stagioni”. E vento. Sempre vento.
Modica appare tra le colline, incredibile, da restare a bocca aperta. Leghiamo le biciclette e camminiamo perdendoci tra le ripide viuzze. Non ci dispiace la salita a piedi, è così sollevante non doverla affrontare in bici! Mangiamo due cosine al volo in una rosticceria (si, ve lo giuro, mangiamo ancora!!) e guardiamo dall’alto i tetti della città e le sue chiese barocche.
Ancora pochi sono i chilometri che ci separano da Ragusa, la sua apparizione è ancora più spettacolare: mentre sudata al tramonto svolto una collina, -pam- ecco Ibla Ragusa attraccata alla montagna. Wow. Ormai si fa buio e non abbiamo molte possibilità per dormire, non c’è spiaggia, non ci sono amici, non ci sono parchi, suoniamo ad una casa ai piedi della città e chiediamo di piantar la tenda nel loro giardino… e che fortuna: è un vivaio! Stanotte si dorme al calduccio in serra, con tanto di bagno e acqua corrente…
Ragusa Ibla e Ragusa sorgono su due colli diversi, non ci sono ponti fra uno e l’altro e noi ce la fatichiamo su e giù di prima mattina: sempre barocche le chiese, i loro ingressi sobri ma imponenti, le case bianche, che caldo che fa. Scorci suggestivi ovunque volgo lo sguardo, una granita e via che si va…

Ragusa Ibla vista da Ragusa
Gela ce l’hanno sconsigliata proprio tutti. “Fa schifo” “Non c’è niente” “Che ci andate a fare”…
Comunque per di là ci dobbiamo passare quindi decidiamo di entrare in centro per constatarne tale giudizio. Effettivamente, non è granché. E posso dirvi anch’io: lasciate stare, non vale la pena.
È stata una lunga giornata in statale, nel golfo di Gela, sotto il sole, un breve acquazzone, panorama: raffinerie, serre e pale eoliche. Troviamo alloggio in un lido fuori città e ci ritroviamo nel bel mezzo di un dramma scaturito da un tradimento recentemente venuto a galla.
Gianpaolo è stanco e affranto e dopo aver chiuso il lido si siede al tavolo con noi: “Cosa vi offro ragazzi? Una birra? Ceres va bene?”
“Benissimo!” esclamiamo.
“Scusate ragazzi sono un po’ giù di morale perché sta succedendo un casino. C’è il mio compare che l’hanno scoperto che c’ha l’amante. E poi dico io, anche mia moglie che si mette nel mezzo… mia moglie e la moglie del mio compare, Emanuele, lavorano qui d’estate e noi le paghiamo, anche bene eh! Però vengono qui e pensano di fare le padrone e si mettono pure a fare dei casini. E io gliel’ho detto a mia moglie, fatti gli affari tuoi… è tre giorni che glielo dico, da quando hanno scoperto questa storia dell’amante. Ma lei niente oh, e ha messo in mezzo pure me. E ora il mio compare s’è incazzato, ovviamente. E non può nemmeno venire al lido perché gli vogliono dare botte.”
“Lo vogliono picchiare?”
“Eh, si. L’altro giorno sono venuti qui, per fortuna che io l’ho saputo prima e ho avvisato il mio compare di prendere i figli ed andarsene via. Sono arrivati e hanno mandato via i miei 4 clienti -è chiuso- dicevano. È un casino… ed io gliel’avevo detto a mia moglie: fatti gli affari tuoi!”
“Lo diceva sempre mia nonna” esordisce Francesco, un amico di Gianpaolo che si siede al tavolo con noi “alla sera la porta va chiusa a casa propria! Una volta va bene, capita, ma poi basta, altrimenti è tradimento”.
Improvvisamente arrivano due macchine strombazzando, Marco ed io facciamo un salto sulla sedia, impauriti, adesso arrivano a distruggere il lido, pensiamo. Invece sono solo dei ragazzi che vanno in spiaggia.
Comunque la lamentela va avanti per ore, ma riusciamo anche a distrarre Gianpaolo chiedendogli alcune cose della raffineria di Gela. È chiusa da 6 mesi: un bel casino per i 3000 posti di lavoro che offriva. Da 110 mila abitanti Gela è passata a 60 mila perché sono dovuti emigrare.
A Gela, come nei dintorni, non c’è acqua potabile. Un fastidioso problema per noi cicloviaggiatori, abituati a riempire le borracce nelle fontanelle delle città.
Al mattino ci svegliamo e vediamo il cartello di divieto di balneazione: l’ha messo la capitaneria di porto visto che non ci sono bagnini, se ne lavano le mani in caso di incidenti. Un po’ come ai Laghetti di Cavagrande, chiusi ufficialmente per pericolo di frana, ma frequentati poi da centinaia di turisti al giorno.
Ciao!
Tutto bene, leggo.
Il viaggio in Sicilia ha dimensioni notevoli.
Anzia